martedì 29 ottobre 2013

Su una pietra che rotola non si forma la muffa

+1
E non solo come età.
Cioè non solo nel senso che tra due mesi i miei 30 subiranno un +1 e la cosa mi porta, inevitabilmente, a riflettere.
Anche in quel senso lì, ma non solo.
“Ciao sono Natalia. Si lo so è un nome strano ma non sono spagnola, No no neppure russa. Solo figlia di una madre che ha rielaborato in modo fantasioso il nome di mia nonna che si chiama Natalina ma per le amiche Lina ma a te ovviamente non importa nulla. Quindi aspetta. Dicevo. Sono calabrese, ho studiato a Pisa ora vivo a Torino. Cerco di non perdere mai l’orientamento ma ti rendi conto anche tu che alle volte, è un po’ un casino.  Lavoro qui, respiro qui. Scrivo da sempre e sempre macchiandomi di nero l’anulare destro.
Tu invece sei quello col master ed profilo importante su Linkedin. Ho visto.
Boh si certo, accetto il contatto, che è accompagnato da un messaggio così cortese che come potrei dire di no”?
No?
+1.
Non ci conosciamo, forse non ci conosceremo mai ma…
Fai +1 like wow sul mio profilo, su un mio status, sul mio aggiornamento di lavoro, sul mio tweet, su una foto, sulle zucchine gratinate che preparo, uno starnuto, uno sputo di segnale.
In realtà magari non te ne importa nulla. Ti è solo scappata la mano su quel pulsante lì. O hai voglia di testimoniare che in quella frazione di secondo, contestualmente, calpestavamo i giardini dell’etere.
Ciao sono Natalia e, come spero tu possa ben valutare, ho una foto professionale per il curriculum professionale, estemporanea ed amichevole per gli amici facebook e…
E mi sento una schizofrenica.
Che scrive dei bigliettini in bianco e nero da inserire nelle bottiglie di vetro che poi lancia in un mare fatto di gente col surf, di onde, di eventi, di giochi (a, per inciso, per favore non gioco ai giochi delle case, dei crimini, dei vermi grossi che mangiano vermi piccoli. Non ne sono capace e non ne ho voglia).
Ed io il surf non ce l’ho. Manco il corso di vela ho fatto.
Te lo vorrei dire ma non so come scriverlo bene in inglese, in tedesco ed in latino, per farti vedere quante cose so fare.
Ho quasi 31 anni e da bambina pensavo che a quest'età avrei già avuto 4 figli da portare all’asilo, un marito, forse un cane, una casa e dei cappotti marroni, una veranda e un divano rosso.
Viviamo per realizzare dei sogni che, se ti va bene e ne realizzi uno o uno e mezzo, comunque, te ne rimangono fuori a quintali.
Abitiamo centri città che non ci apparteranno mai fino in fondo.
E noi non apparterremo mai ad esse.
Progettiamo diversi futuri possibili, per non restare intrappolati in dei piani A e B e C.
Scegliamo la 1 la 2 o la 3 in base al tempo,sperando che la felicità non sia rimasta nella 4.
O bloccata per sciopero di Poste Italiane.
Che sto iniziando a creder che la felicità sia come la fede, un dogma.
Che i dogmi, alla fine, sono un continuo, eterno, bilanciato e sapiente giochino di bastone/carota, bastone/carota, bastone/carota.
La vita con te e tu con la vita.
La madre della mia migliore amica quest’estate mi ha detto “voi siete troppo sensibili. Ogni tanto sarebbe meglio nascere pietra”.
Nascere pietra....
Dura. Piazzata lì….
Poi, ho pensato: io pietra?
Io pietra avrei, nell'ordine:

  • chiesto a Jovanotti perché mai si riempiva le tasche di me e dei miei simili;
  •  insultato coloro che mi scagliavano contro Maddalena, bastardi;
  • chiesto spiegazioni al tipo che mi lanciava per poi nascondere la mano;
  • preteso un “grazie” o quantomeno un piccolo gesto di riconoscenza da parte di tutti gli ombrelloni che d’estate aiuto, dando una vigorosa mano contro il vento. Io che rischio ogni volta il soffocamento dalla cordicella che mi attaglia e che mi turo il naso in apnea sotto la sabbia.


Troppo complicata come vita anche quella da pietra, ecco.
Sarei scivolata dalla montagna, mi sarei staccata dalla scoglio, avrei fatto mille rotoli o salti per evitare la muffa sopra di me.

Sarei stata una pietra dentro un sogno.
Con questo libro in mano.
O dentro una bottiglia.


Le mie storie sono scritte da un uomo che sogna un mondo migliore, più giusto, più pulito e generoso. Le mie storie sono scritte da un cileno che sogna di veder realizzato in questo paese il sogno più bello, quello di sederci tutti con fiducia alla stessa tavola, senza la vergogna di sapere che gli assassini di coloro di cui sentiamo la mancanza non ricevono il giusto castigo.




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